L’ALTRO 11 SETTEMBRE – “Salvador era un uomo…vissuto da uomo…morto da uomo”

Mi ana mortu sos gorillas de Santiago,

mi ana mortu sas municas de Valparaiso,

mi ana mortu sas segnoras de Viñadelmar,

mi ana mortu sos proprietàrios de Antofagasta.

In nùmene de sa Patria e de Deus, mi at mortu

unu generale in caramella, lùghidu-istivale,

unu generale cagafusos, decoradu de medàglia

de merda, in nùmene de Deus e de sa Patria.

Como so goi, suttaterra, cun sa cara mandigada

dae sas ballas de unu generale cagafusos,

subra su coro, unu paiu de lùghidos istivales,

intro sa conca paschet unu erme ’e generale.

Accurtzu a mie est interrada una etza pobladora,

tia Frantzisca Ferrale, sarda e cilena, morta

de fàmine: bona zente, no preghedas pro nois,

diat essere s’ùrtima ostra istùpida irgonza.

Ahi, Cile meu, petza-de-pê de su Generale!

(Sopra la tomba di Salvador Allende, poesia di Francesco Masala, detto Cicchittu, scrittore, saggista e poeta, vincitore negli anni ’50 del Premio Deledda e Chianciano).

Salvador Allende2Per molti è l’altro 11 settembre, l’avvenimento minore di una data che ha cambiato il corso della nostra storia recente. Il 1973 è ben più lontano del 2001 e le immagini della caduta delle Torri Gemelle e dello spaventoso attacco che ha messo in ginocchio gli Stati Uniti sono ancora vive. In Cile, quarant’anni fa, non si poteva ancora contare sulla potenza di Internet e non c’erano le emittenti di tutto il mondo quando il generale Augusto Pinochet ordinò e rese esecutivo il colpo di Stato che destituì il presidente socialista Salvador Allende, eletto democraticamente solo tre anni prima. Il golpe ebbe conseguenze devastanti per il popolo cileno: Pinochet instaurò una dittatura che durò ben 17 anni, tra persecuzioni, sparizioni, detenzioni illegali e uccisioni.

Nei mesi successivi al colpo di Stato, l’Estadio Nacional di Santiago divenne il macabro teatro del massacro di un numero ancora sconosciuto, ma cospicuo, di oppositori. L’evento rimane ancora oggi uno tra i più oscuri e controversi del secolo scorso: lo scontro politico impedisce di dare giustizia e verità a migliaia di sopravvissuti e di familiari delle vittime.

In queste ore sul web sono in molti a pubblicare il discorso pronunciato da Salvador Allende all’assemblea generale dell’ONU il 4 dicembre 1972, quando denunciò non solo l’ostilità degli Usa ma segnalò la mancanza di controllo sulle multinazionali e il loro ruolo «nefasto». «Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi corporazioni internazionali e gli Stati. Questi subiscono interferenze nelle decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato. Per le loro attività non rispondono a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun Parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l’interesse collettivo», disse.

Salvador Allende, medico di professione, nasce a Valparaiso il 26 Giugno 1908

Salvador Allende, medico di professione, nasce a Valparaiso il 26 Giugno 1908

Meno di un anno dopo, alle 9.20 dell’11 settembre 1973, pronunciò quelle che sarebbero state le sue ultime parole in pubblico: “Viva il Cile! Viva il Popolo! Viva i Lavoratori!… Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà vano; sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento”. Concludendo l’ultimo di cinque brevi messaggi alla nazione dai microfoni di Radio Magallanes. La consapevolezza che la fine stava per arrivare era ben radicata nella voce, eppure non mancava la volontà di lasciare a testamento per il popolo. Salvador Allende fu un Presidente “minoritario”. Un Presidente del popolo e per il popolo. Un Presidente addirittura anti-costituzionale, nel suo chiedere sempre il parere e l’appoggio ai partiti che lo sostenevano, quando si trattava di prendere decisioni o provvedimenti.

Questo figlio della media borghesia cilena, che seppe far propria la voce di chi contava poco, non si piegò mai a chi quella voce avrebbe voluto metterla a tacere. Le circostanze della morte di Allende non sono mai state del tutto accertate. Il presidente si trovava all’interno del palazzo della Moneda, la residenza ufficiale del Presidente, uno degli edifici più importanti del Cile e anche il più emblematico della storia di questo paese, dovuto in particolar modo alla sua rilevanza politica.
Secondo la versione ufficiale, confermata dal suo medico personale, si tolse la vita con un fucile AK-47 che gli era stato regalato da Fidel Castro per non doversi arrendere a Pinochet. Altri invece sostengono che fu ucciso dai golpisti mentre difendeva il palazzo.Per 17 lunghi anni, fino al 1990, il popolo cileno china il capo al sopruso e alla dittatura di Pinochet… poi lo rialza. E proprio nel ‘90 esce “Solo Nomadi”, l’album che contiene “Salvador”.

“Salvador era un uomo,

vissuto da uomo,

morto da uomo,

con un fucile in mano”.

(Salvador – I Nomadi)

Silvia M.

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